Mons. Noel Treanor, vescovo di Down and Connor , vice presidente della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea) afferma: Preoccupazione per il futuro, per l’impatto sull’economia ma soprattutto per le conseguenze che la Brexit può avere sulla pace e sulla stabilità di un territorio che ha conosciuto in un recentissimo passato violenza e spargimento di sangue . Alla domanda di un giornalista (fonte SIR ottobre 2019) Cosa può fare la Chiesa in questa situazione? Mons. Treanor così dice: «La Chiesa cattolica e le Chiese in Irlanda, sono molto attive. Le istituzioni stabilite in Irlanda del Nord dal “Good Friday Agreement”, Assemblea ed esecutivo, non stanno funzionando da molto tempo. C’è quindi un vacuum politico. Nel 2018, i leader delle quattro Chiese cristiane presenti nel Paese – la Chiesa cattolica, anglicana, presbiteriana e metodista – hanno proposto un incontro con i membri dei partiti politici. L’incontro si è svolto ed era la prima volta che i politici appena eletti si sedevano tutti nella stessa stanza dopo le elezioni. Alcuni si incontravano per la prima volta. In quella occasione si è parlato dell’impasse politico che si sta vivendo in Irlanda del Nord e della preoccupazione per il Brexit.».
Certo, il cammino sarà lungo e difficoltoso. Ci sarà gente che soffrirà e pochi che gioiranno. Si creeranno forse muri? Si ricostituirà il temuto confine che portò ad una “guerra” di cui nel Regno Unito si portano ancora le conseguenze? Si alzeranno barricate? Non lo so. Ma mi viene in mente un pensiero di Emerson: La ragione per cui il mondo manca di unità e giace a pezzi e a mucchi è che l’uomo manca di unità con sé stesso. Nessun uomo, nessuno Stato, nessun Popolo è un’isola, intero per se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, parte della terra intera. Insieme, parlando, condividendo, ascoltandoCI, fissandoCI negli occhi, abbassando un po’ il nostro orgoglio e usando il “NOI” non sempre l’”IO”, ce la si può fare.
pgl